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Rinoplastica Di Preservazione

[ chirurgia nasale a Milano ]

Rinoplastica di preservazione: dal push down alla conservazione del dorso nasale

Negli ultimi anni la rinoplastica di preservazione del dorso ha conosciuto un ritorno di moda grazie anche agli aspetti innovativi valorizzati da alcuni chirurghi. Proprio in questi ultimi anni viene coniato il termine preservation rhinoplasty che le è valso grande popolarità come tecnica alternativa alla classica gibbotomia chirurgica. Tuttavia, bisogna fare attenzione a non confondere rinoplastica preservativa e rinoplastica conservativa. Quest’ultimo termine, più che una precisa tecnica chirurgica, indica un approccio che mira a coniugare minore invasività e maggior naturalezza del risultato avvalendosi di diverse tecniche operatorie. L’approccio conservativo alla rinoplastica può estendersi a concetti di rinoplastica di preservazione del dorso, anche nei pazienti che desiderano correggere una gobba nasale più o meno prominente.

La gestione del dorso del naso è infatti la sfida più frequente che affronta il chirurgo specialista in rinoplastica. Fatta eccezione per chi desidera una rinoplastica della punta o la riduzione di ali/narici troppo larghe, la maggior parte dei pazienti che si rivolgono al chirurgo del naso lo fanno proprio con l’obiettivo di eliminare la gobba e modificare la convessità eccessiva del dorso nasale. Ma, a differenza di quanto avveniva qualche decennio fa, oggi sempre più pazienti sono orientati verso risultati il più possibile naturali e individuali. Questo significa che il chirurgo dovrà apportare modifiche precise e mirate ad ottenere un equilibrio estetico, astenendosi sia dagli eccessi di resezione che conferiscono un drammatico look chirurgico, sia dall’abuso sconsiderato di innesti che conferiscono al naso un aspetto grossolano, poco elegante.

Per capirlo basta guardare le differenze tra prima e dopo la rinoplastica di preservazione per osservare i notevoli miglioramenti sia sul profilo che sul frontale del dorso nasale. Come sempre, in rinoplastica l’approccio deve essere altamente personalizzato e la scelta della tecnica più adatta deve essere effettuata tenendo conto delle innumerevoli variabili che presenta ogni paziente. Per maggiori informazione sui costi e le tecniche della rinoplastica di preservazione del dorso del naso a Milano, contatta lo studio del Dr. Pietro Palma.

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Come nasce la preservazione del dorso del naso: la scuola di Cottle e la tecnica di push-down

Negli ultimi anni la cosiddetta preservazione del dorso del naso ha suscitato un crescente interesse. Le basi dottrinali e di tecnica operatoria sono state proposte nei lontani anni ’50 dal Prof. Maurice Cottle, un famoso chirurgo di Chicago. Cottle l’aveva definita tecnica di push-down perché permetteva di correggere il gibbo infossando il dorso nasale, ovvero “spingendolo giù” all’interno della cavità nasale. Oltre a questa tecnica alternativa alla classica “gibbotomia” (o resezione del gibbo o della gobba dal dorso nasale), in un secondo momento era stata proposta la variante detta let-down, utile nella correzione dei nasi latero-deviati e asimmetrici.

Nonostante i suoi indubbi aspetti innovativi, la tecnica del push-down non ha conosciuto grandissima diffusione negli anni successivi alla sua ideazione poiché la complessità delle manovre poteva influire negativamente sul risultato finale dell’intervento. Tuttavia, in mani abili ed esperte, questa tecnica operatoria di preservazione della struttura del dorso poteva dare risultati eccellenti. In Nord America la tecnica di push-down era stata accolta in modo piuttosto tiepido poiché le sue complessità tecniche richiedevano notevoli abilità. Al contrario, la scuola di Cottle aveva trovato seguaci entusiasti soprattutto nel Centro/Sud America, registrando un certo successo anche in alcuni paesi Europei come Olanda, Francia, Germania, Spagna e Italia almeno fino ai primi anni ’80.

Proprio in Italia troviamo uno dei più rinomati esperti internazionali della tecnica Cottle, il Prof. Giorgio Sulsenti di Bologna, autore del trattato “Chirurgia Funzionale ed Estetica del Naso”. La seconda edizione di questo fondamentale testo di chirurgia rinologica (datata 1996) ha come coautore il Dott. Pietro Palma, allievo del Prof. Sulsenti e successivamente ideatore della tecnica della rinoplastica ibrida. Ma anche il Prof. Sulsenti, a partire dalla seconda metà degli anni ’80, ha progressivamente abbandonato la tecnica ormai praticata solo da isolati esperti di indiscussa abilità chirurgica.

Rinoplastica di conservazione e approccio mini-invasivo: tra marketing e realtà

Secondo alcuni chirurghi, il recente ritorno in auge della tecnica di preservazione del dorso sarebbe il frutto di un’abile operazione di marketing. La corretta definizione della tecnica sarebbe infatti rinoplastica di preservazione del dorso (in inglese dorsum preservation rhinoplasty), ma in molti casi il termine dorso viene omesso ad arte. Così si parla di preservation rhinoplasty con enfasi sulla parola preservazione/preservation che al grande pubblico veicola un messaggio scorretto, cioè che le tecnica sia poco invasiva in quanto mira alla “preservazione” delle strutture esistenti.

In realtà, nella tecnica di preservazione del dorso il tempo chirurgico dell’infossamento (push—down) del gibbo è preceduto dal distacco dell’intero complesso setto-piramide dallo scheletro del terzo medio della faccia. È tale distacco che permette di “spingere all’interno” la parte iperproiettata del dorso. Trattasi quindi di una manovra niente affatto minimamente invasiva. Certamente permette di salvaguardare la continuità anatomica del dorso, ma espone ad altri problemi (eccesso di infossamento, recidive del gibbo, punta troppo ruotata, etc.) che sono altamente complessi da correggere.

In conclusione, le parole hanno un significato preciso e c’è differenza tra rinoplastica di conservazione e preservazione del dorso: è importante analizzare le cose per quello che sono, tenendo presente che la realtà chirurgica è ben altra cosa dalle mode. Purtroppo, il messaggio che arriva al potenziale paziente via internet e social media è raramente filtrato, elaborato, interpretato. E il rischio di affidarsi a mani sbagliate o essere attratti dalle lusinghe della rinoplastica minimamente invasiva non è trascurabile: lo dimostra l’incremento esponenziale delle richieste di rinoplastiche di revisione nella pratica chirurgica quotidiana.

Rinoplastica strutturata di preservazione: tecnica e indicazioni

Ma che cos’è la rinoplastica di preservazione del dorso? La rinoplastica di preservazione (“preservation rhinoplasty”) punta a preservare la continuità del dorso osteo-cartilagineo in alternativa alla gibbotomia (rimozione del gibbo). Innanzitutto è bene avere chiaro che non è una tecnica universale adattabile a qualsiasi intervento. Anche i chirurghi che la usano con buoni risultati concordano su questo aspetto. La tecnica va adattata alla caratteristiche anatomiche del dorso nasale del paziente, e non va bene per tutti i pazienti.

Inoltre, vale la pena far notare che il termine “preservazione” è in parte fuorviante perché mette l’accento solo su un aspetto della tecnica, che invece risulta molto più aggressiva sugli elementi anatomici di supporto del complesso setto/piramide nasale. Tuttavia, alcuni aspetti della tecnica di preservazione del naso trovano applicazione nella pratica chirurgica del Prof. Palma. Senza addentrarci nei meandri di tecnica chirurgica, può essere utile sapere che il Prof. Palma utilizza, in pazienti selezionati, il principio della preservazione per abbassare la porzione cartilaginea del dorso senza ricorrere a manovre di push-down del dorso osseo.

Tale tecnica chirurgica permette non solo di minimizzare l’invasività dell’intervento, ma anche di azzerare (o quasi) la necessità di innesti di allargamento del dorso (spreader grafts o rinoplastica con innesti di cartilagine). La preservazione del dorso del naso cartilagineo consente di ottenere risultati molto naturali e armoniosi ed è indicata per tutti quei pazienti uomini e donne che desiderano modifiche estetiche non drammatiche mantenendo il più possibile intatta la propria unicità.

La cosiddetta rinoplastica ultrasonica nella preservazione del dorso: di che cosa stiamo veramente parlando

In tema di trappole pubblicitarie e tecniche di preservazione chirurgica, vale la pena soffermarsi su un’altra espressione oggi di gran moda, ovvero la fantomatica rinoplastica a ultrasuoni. Stando a quanto dichiarato da alcuni siti, questa supposta rinoplastica conservativa permetterebbe di modificare il naso senza l’uso di strumenti chirurgici. Ma in cosa consiste questa “tecnica di preservazione”? Sgombriamo il campo dalle ambiguità e dalle inesattezze: la rinoplastica ultrasonica NON è una tecnica di rinoplastica.

Per capirlo, è necessario fare prima un passo indietro e parlare di osteotomie, cioè microfratture delle ossa della piramide nasale. Ad eccezione delle rinoplastiche parziali (come ad esempio la rinoplastica della punta), quasi tutte le rinoplastiche sono rinoplastiche con osteotomie, ovvero implicano l’asportazione di componenti ossee. Il lavoro sulle componenti ossee del naso può essere eseguito in diversi modi.

  • Il metodo tradizionale (utilizzato dalla quasi totalità dei chirurghi) si avvale di micro-scalpelli (generalmente da 2 mm e 4 mm) meccanici o motorizzati per creare delle osteotomie, cioè microfratture delle ossa della piramide nasale (osso mascellare e osso nasale) dove l’osso viene tagliato ma non asportato. Combinando differenti manovre osteotomiche, è possibile realizzare una grande varietà di modifiche (larghezza, allineamento e forma) delle componenti ossee del naso.
  • In anni più recenti, si è affermato l’uso di strumenti a ultrasuoni soprattutto negli interventi di chirurgia orale, maxillo-facciale e ortopedica. Questi strumenti possono trovare applicazione soprattutto nelle rinoplastiche esterne, quando si presenta la necessità di “tagliare” l’osso senza causare danni ai tessuti molli adiacenti. In questo caso si utilizza uno strumento a ultrasuoni detto piezo che consente di asportare porzioni di osso (ostetomia) lungo il suo tragitto.

Per poter utilizzare il piezo in spazi stretti, come avviene nell’intervento di rinoplastica, risulta più agevole optare per la tecnica aperta (open rhinoplasty) che alcuni chirurghi estendono in maniera significativa (“open extended rhinoplasty”) accentuando l’aggressività dell’approccio chirurgico. Da qualche anno si trovano sul mercato terminali piezo per rinoplastica chiusa di preservazione ma al momento non hanno ancora raggiunto parametri di usabilità e maneggevolezza pienamente soddisfacenti.

Ultrasuoni in rinoplastica con osteotomie: vantaggi e limiti

Rispetto alle ostetomie piezo, le osteotomie classiche presentano ancora un grande vantaggio: non asportando osso, non indeboliscono le pareti laterali del naso. Questo aspetto è fondamentale soprattutto nei pazienti in cui sia necessario eseguire osteotomie multiple, per esempio per raddrizzare un naso deviato.

  • Un grosso svantaggio dello strumento a ultrasuoni è la sua tendenza a sviluppare calore durante l’uso, che rende necessario raffreddarlo continuamente con soluzione fisiologica. In diversi casi, le manovre di introduzione e di estrazione dello strumento hanno causato danni da ustione alla cute del naso, talvolta sui bordi delle narici e della columella. Le ustioni dei bordi delle narici lasciano lesioni permanenti di gravità variabile, non di rado impossibili da ricostruire.
  • Al contrario, il principale vantaggio del piezo nella rinoplastica strutturata di preservazione (ma non solo) è la sua capacità di modellare gradualmente il gibbo nasale. Questo aspetto è forse la ragione che ne giustifica maggiormente l’impiego, ma va detto che le moderne raspe e lame di bisturi eseguono il medesimo lavoro in tempi ridotti e con meno rischi.

In conclusione, gli ultrasuoni non fanno miracoli in rinoplastica. Purtroppo (come abbiamo visto anche nel caso di rinoplastica di preservazione vs. rinoplastica di conservazione), spesso alcune formule vengono pubblicizzate in modo volutamente equivoco e ambiguo per attirare traffico, clic e interazioni sui social media, a discapito della chiarezza e correttezza delle informazioni veicolate ai potenziali pazienti. Certamente lo strumento utilizzato per eseguire le osteotomie (osteotomo o piezo) riveste la sua importanza, ma a fare la differenza sono sempre l’esperienza e l’abilità tecnica del chirurgo a cui ci si affida per una rinoplastica con preservazione della struttura del dorso nasale.

Il Tuo chirurgo per la rinoplastica di conservazione o preservazione a Milano

La rinoplastica di preservazione del dorso ha l’indubbio vantaggio di tutelare la continuità anatomica del dorso nasale nella correzione di gibbosità. D’altro canto, però, questa procedura presenta anche svantaggi significativi che possono causare esiti infausti nelle mani di chirurghi meno esperti.

L’approccio conservativo alla rinoplastica presuppone conoscenza teorica e solida esperienza pratica di una moltitudine di tecniche operatorie (inclusa la rinoplastica di preservazione) e consente di ottenere risultati naturali e duraturi nel tempo. Affidandosi alle mani di chirurghi abili ed esperti, i tempi di recupero della rinoplastica di preservazione sono limitati e le eventualità di severi difetti post-chirurgici, più facili a verificarsi con approcci più invasivi, risultano minimizzate.

Tieni presente che solo in seguito alla visita con lo specialista è possibile stabilire quale sia la tecnica più indicata per il singolo paziente. Nelle mani giuste, pochi ma precisi gesti chirurgici possono bastare per ottenere cambiamenti significativi, con risultati di grande armonia e naturalezza che migliorano forma e funzione del naso.

Grazie alla sua solida formazione e all’esperienza trentennale, il Dr Pietro Palma è in grado di individuare e adottare la tecnica operatoria più indicata nell’intento di realizzare i risultati auspicati. L’obiettivo è sempre conservare il più possibile la struttura nasale e mirare ad un aspetto naturale, armonioso e gradevole. In altre parole, un risultato che sia unico come è unica ogni persona.

Se vuoi maggiori informazioni sui costi, le procedure e le indicazioni della rinoplastica di preservazione del dorso nasale a Milano, contatta il nostro studio e prenota una prima consultazione.

Rinoplastica Di Preservazione: panoramica veloce

Tecnica Chirurgica:-
Durata dell'Intervento:-
Incisioni:-
Anestesia:-
Ricovero Ospedaliero:-
Prima Medicazione:-
Tempo di Riposo:-
Tempo di Recupero Completo:-
Assenza dal Lavoro:-
Cura personale:-
Posizione nel Sonno:-
Esercizio Fisico:-
Occhiali:-
Dieta:-
Protezione Solare:-
Persistenza del Risultato:-
Aspettative:-
Costo della Rinoplastica:-

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DOMANDE FREQUENTI

Come viene condotta la prima visita?

La prima visita ha lo scopo di diagnosticare accuratamente il tuo naso esterno e interno valutando anche la tua storia clinica. Comprende una valutazione completa dei sintomi specifici legati al naso, un esame anatomico dettagliato del naso interno e un’analisi morfologica del naso esterno. Inoltre, verranno scattate fotografie professionali del tuo viso e del tuo naso per ulteriori analisi digitale.

La prima visita è gratuita?

La prima visita non è finalizzata alla vendita di un prodotto e quindi non può essere gratuita. Si tratta di una consulenza specializzata condotta da un esperto internazionale in rinoplastica, che utilizza tecnologie avanzate e dura circa 45 minuti in uno studio medico moderno, confortevole e ben attrezzato.

Quanto costa una rinoplastica?

Il costo di una rinoplastica varia per ogni caso, in base all’estensione dell’intervento e alla durata dell’operazione. Entro i primi 7 giorni successivi alla prima visita, ti verrà inviato un preventivo dettagliato via email, che ti fornirà una chiara comprensione dei costi associati.

Quale tecnica utilizzi?

La flessibilità chirurgica è la vera chiave della rinoplastica. Adatto la mia tecnica in base alle tue specifiche caratteristiche anatomiche e ai cambiamenti desiderati. Con la mia vasta e ultradecennale esperienza in rinoplastica, utilizzo l’approccio aperto (open) solo per malformazioni gravi o casi specifici di revisione. Ho sviluppato una vasta gamma di tecniche chiuse (endonasali) per affrontare in modo sicuro le diverse varianti dell’anatomia nasale. Per la maggior parte dei pazienti, preferisco la tecnica chiusa (endonasale) “multiportale” per rispettare l’anatomia nasale e ridurre al minimo l’invasività chirurgica non necessaria. Nei casi più complessi, posso utilizzare un approccio “ibrido” chiuso, che incorpora tecniche comunemente utilizzate nell’approccio aperto (come sutura e innesti) senza aprire completamente il naso.

È possibile intervenire sul setto nasale e sui turbinati durante la rinoplastica?

La rinoplastica spesso viene combinata con l’intervento sul setto nasale (settorinoplastica), poiché il setto svolge un ruolo funzionale fondamentale e contribuisce a frequentissimi problemi del naso esterno. Condizioni come un naso storto, gobba, punta cadente, lunghezza eccessiva del naso, eccessiva proiezione della punta nasale possono essere affrontate correttamente solo con una settorinoplastica. Inoltre, i turbinati inferiori, causa comune di ostruzione nasale, possono essere trattati nella stessa seduta. Le moderne tecniche endoscopiche consentono una gestione precisa e conservativa di queste strutture. È fondamentale che il tuo chirurgo rinoplastico abbia una formazione specialistica e un’esperienza significativa nel trattamento dei problemi del naso interno.

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